E' evidente che gli indimenticati fatti del tentativo della "Po Valley" e di "Edison" di trivellare un pozzo di petrolio in pieno Parco del Curone sono rimasti impressi nella mente di tanti brianzoli. Il rischio corso qualche anno fa ci ha insegnato a tenere alta la guardia. Ed è così che ci sono "involontarie sentinelle" che vigilano sul territorio e... appena compare una trivella viene lanciato l'allarme. Ma come "una rondine non fa primavera" allo stesso modo "una trivella non fa petrolio"...
Per poter ricercare il petrolio o il gas naturale occorre una particolare autorizzazione rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico: ad oggi nessuna istanza, dopo quella di "Po Valley", è stata presentata per il nostro territorio.
Quindi se vedete qualche trivella si tratta di perforazioni per la realizzazione di pozzi di acqua o pozzi geotermici o... "protezioni catodiche": ovvero una protezione dei manufatti a tubi metallici (gasdotti o acquedotti) dalle correnti vaganti del terreno. Queste protezioni vengono realizzate eseguendo delle perforazioni di piccolo diametro nel terreno.
Un episodio del genere è successo a Cernusco Lombardone la scorsa settimana. In località Moscoretto è comparsa una trivella e diverse persone hanno subito pensato... al petrolio. In realtà si trattava proprio della sistemazione di una protezione catodica di un metanodotto Snam e la trivella è già stata rimossa essendo il lavoro terminato.
Scriviamo questo post per rassicurare tutti anche perchè, essendo materia tecnica, la notizia sui giornali è stata affrontata un po'... "sportivamente". Ed è così uscita una notizia che parlava di una trivella utilizzata per riparare tubazioni del gas "molto profonde", così come riportata su un giornale locale: decisamente poco rassicurante e convincente...
E' meglio un allarme in più che un allarme in meno ma, almeno per ora, in Brianza, "una trivella non fa petrolio"...
mercoledì 22 ottobre 2014
mercoledì 16 luglio 2014
Scajola o Renzi?
Il buon Matteo Fumagalli dell'Associazione "Monte di Brianza" mi ha ieri fatto notare una dichiarazione che mi ha fatto rabbrividire. Eccola: "C’è
un progetto molto serio sullo sblocco minerario. È impossibile andare a
parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti
l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi
vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e
Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei
raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare
lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre,
quattro comitatini". Sembra il mitico Scajola ai tempi d'oro, quando era Ministro dello Sviluppo Economico. Invece si tratta di una persona che stimo, l'attuale premier Matteo Renzi.
Spero che arrivi una smentita nei prossimi giorni, nel frattempo questa dichiarazione è tutt'ora online sul Corriere della Sera.
Su riferisce al cosidetto decreto "Sblocca Italia" atteso entro la fine di luglio...
Stiamo in guardia...
Spero che arrivi una smentita nei prossimi giorni, nel frattempo questa dichiarazione è tutt'ora online sul Corriere della Sera.
Su riferisce al cosidetto decreto "Sblocca Italia" atteso entro la fine di luglio...
Stiamo in guardia...
martedì 16 ottobre 2012
Il Ministro dello Sviluppo Economico ci riprova?
Il Consiglio dei Ministri di oggi ha presentato la nuova Strategia Energetica Nazionale che promette semplificazioni nelle procedure per il rilascio delle ricerche di idrocarburi, creando tra l'altro un solo procedimento (anzichè i due attuali) per il rilascio dei permessi di ricerca ed estrazione di idrocarburi. Non se ne conoscono ancora i contenuti precisi, ma vi riporto di seguito l'estratto dal comunicato ufficiale del Governo.
Spero che questo passaggio "In tal senso, il Governo non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma" sia reale.
Restiamo con gli occhi aperti, anche perchè l'MSE annuncia un procedimento di consultazione pubblico ed online.
Trovate la documentazione completa a questi due link:
-http://www.governo.it/GovernoInforma/documenti/cs_strategia_en_naz_20121016.pdf
- http://www.governo.it/GovernoInforma/documenti/slide_strategia_en_naz_20121016.pdf
Di seguito vi riporto un estratto:
"6. Sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi
L’Italia è altamente dipendente dall’importazione di combustibili fossili, con una bilancia commerciale energetica negativa per ben 62 Miliardi di Euro. Allo stesso tempo, il Paese ha a disposizione significative riserve di gas e petrolio, le più importanti in Europa dopo i paesi nordici. In questo contesto è doveroso fare leva anche su queste risorse,dati i benefici anche in termini occupazionali e di crescita economica. D’altra parte, ci si rende conto del potenziale impatto ambientale legato alle attività estrattive ed è quindi fondamentale la massima attenzione per prevenire potenziali ricadute negative (peraltro il settore in Italia ha una storia di incidentalità tra le migliori al mondo). In tal senso, il Governo non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma, ed in particolare quelli di shale gas.
In termini di obiettivi, ci si propone al 2020 di sviluppare l’attuale produzione annuale ritornando sostanzialmente ai livelli degli anni novanta (negli ultimi 10 anni la produzione nazionale è calata sostanzialmente) anche grazie a tecnologie nuove e più sicure. E’ prevista ulteriore produzione pari a circa 24 milioni di boe/anno (barili di olio equivalente) di gas e 57 di olio, portando dal ~7 al ~14% il contributo al fabbisogno energetico totale. Questo consentirà di mobilitare investimenti per circa 15 miliardi di euro, 25.000 nuovi posti di lavoro, ed un risparmio sulla fattura energetica di circa 5 miliardi di euro l’anno.
Per il raggiungimento degli obiettivi descritti sono necessari sia provvedimenti di tipo normativo, che garantiscano il rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale e semplifichino gli iter autorizzativi, sia iniziative di supporto al settore industriale, per favorire l’ulteriore sviluppo di poli tecnologici. In particolare gli interventi di carattere normativo si propongono di:
- Rafforzare le misure di sicurezza delle operazioni,in particolare attraverso l’implementazione delle misure di sicurezza offshorepreviste dalla proposta di direttiva europea.
- Adeguare gli iter autorizzativi agli standard europei, in particolare quelli previsti dalla recente proposta del Parlamento europeo, ad esempio adottando un modello di conferimento di un titolo abilitativo unico per esplorazione e produzione e prevedendo un termine ultimo per l’espressione di intese e pareri da parte degli enti locali.
- Sviluppare le ricadute economico-occupazionali sui territori interessati. In tal senso, una quota delle maggiori entrate per l’estrazione di idrocarburi sarà destinata allo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi e dei territori limitrofi, come introdotto recentemente con il ‘DL Liberalizzazioni’.
- Fermi restando i limiti di tutela offshore definiti dal Codice Ambiente (recentemente aggiornato), sviluppare la produzione, in particolare quella di gas naturale, conservando margini di sicurezza uguali o superiori a quelli degli altri Paesi UE e mantenendo gli attuali vincoli di sicurezza e di tutela paesaggistica e ambientale.
- Agli interventi di natura normativa, sarà importante accompagnare iniziative di supporto al rafforzamento dei poli tecnologici/industriali in Emilia Romagna, Lombardia, Abruzzo, Basilicata, Sicilia".
Spero che questo passaggio "In tal senso, il Governo non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma" sia reale.
Restiamo con gli occhi aperti, anche perchè l'MSE annuncia un procedimento di consultazione pubblico ed online.
Trovate la documentazione completa a questi due link:
-http://www.governo.it/GovernoInforma/documenti/cs_strategia_en_naz_20121016.pdf
- http://www.governo.it/GovernoInforma/documenti/slide_strategia_en_naz_20121016.pdf
Di seguito vi riporto un estratto:
"6. Sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi
L’Italia è altamente dipendente dall’importazione di combustibili fossili, con una bilancia commerciale energetica negativa per ben 62 Miliardi di Euro. Allo stesso tempo, il Paese ha a disposizione significative riserve di gas e petrolio, le più importanti in Europa dopo i paesi nordici. In questo contesto è doveroso fare leva anche su queste risorse,dati i benefici anche in termini occupazionali e di crescita economica. D’altra parte, ci si rende conto del potenziale impatto ambientale legato alle attività estrattive ed è quindi fondamentale la massima attenzione per prevenire potenziali ricadute negative (peraltro il settore in Italia ha una storia di incidentalità tra le migliori al mondo). In tal senso, il Governo non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma, ed in particolare quelli di shale gas.
In termini di obiettivi, ci si propone al 2020 di sviluppare l’attuale produzione annuale ritornando sostanzialmente ai livelli degli anni novanta (negli ultimi 10 anni la produzione nazionale è calata sostanzialmente) anche grazie a tecnologie nuove e più sicure. E’ prevista ulteriore produzione pari a circa 24 milioni di boe/anno (barili di olio equivalente) di gas e 57 di olio, portando dal ~7 al ~14% il contributo al fabbisogno energetico totale. Questo consentirà di mobilitare investimenti per circa 15 miliardi di euro, 25.000 nuovi posti di lavoro, ed un risparmio sulla fattura energetica di circa 5 miliardi di euro l’anno.
Per il raggiungimento degli obiettivi descritti sono necessari sia provvedimenti di tipo normativo, che garantiscano il rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale e semplifichino gli iter autorizzativi, sia iniziative di supporto al settore industriale, per favorire l’ulteriore sviluppo di poli tecnologici. In particolare gli interventi di carattere normativo si propongono di:
- Rafforzare le misure di sicurezza delle operazioni,in particolare attraverso l’implementazione delle misure di sicurezza offshorepreviste dalla proposta di direttiva europea.
- Adeguare gli iter autorizzativi agli standard europei, in particolare quelli previsti dalla recente proposta del Parlamento europeo, ad esempio adottando un modello di conferimento di un titolo abilitativo unico per esplorazione e produzione e prevedendo un termine ultimo per l’espressione di intese e pareri da parte degli enti locali.
- Sviluppare le ricadute economico-occupazionali sui territori interessati. In tal senso, una quota delle maggiori entrate per l’estrazione di idrocarburi sarà destinata allo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi e dei territori limitrofi, come introdotto recentemente con il ‘DL Liberalizzazioni’.
- Fermi restando i limiti di tutela offshore definiti dal Codice Ambiente (recentemente aggiornato), sviluppare la produzione, in particolare quella di gas naturale, conservando margini di sicurezza uguali o superiori a quelli degli altri Paesi UE e mantenendo gli attuali vincoli di sicurezza e di tutela paesaggistica e ambientale.
- Agli interventi di natura normativa, sarà importante accompagnare iniziative di supporto al rafforzamento dei poli tecnologici/industriali in Emilia Romagna, Lombardia, Abruzzo, Basilicata, Sicilia".
sabato 21 gennaio 2012
Pericolo scampato
Ottimo! La versione definitiva del Decreto liberalizzazioni ha fatto sparire gli articoli che più davano mani libere ai petrolieri. Forse il Ministro dell'Ambiente si è reso conto che si stava esagerando. Per ora, pericolo scampato, ma manteniamo sempre alta l'attenzione e la guardia...
giovedì 19 gennaio 2012
Attenzione al Decreto Liberalizzazioni
Oggi alcune "sentinelle" mi hanno segnalato articoli di stampa sul Decreto Liberalizzazioni che il Governo dovrebbe approvare domani: articoli inerenti la semplificazione normativa per la ricerca di idrocarburi che il Decreto potrebbe apportare.
Ho subito cercato tramite web l'attuale e ultima bozza del Decreto, e se corrispondesse alla reale, vi è più di una preoccupazione: il cosidetto Governo "tecnico" in questo caso fa una scelta di campo pro-petrolieri ancora più netta del precedente Governo politico, calando letteralmente le braghe e semplificando drasticamente il procedimento autorizzativo di un pozzo per la ricerca di idrocarburi, sia offshore che su terraferma.
Attendiamo il testo reale del Decreto per entrare nel merito della norma proposta ed attivare le varie azioni sui parlamentari per la presentazione di opportuni emendamenti in sede di conversione del Decreto stesso. Per ora vi riporto la relazione esplicativa dei provvedimenti per le ricerche di idrocarburi su terraferma, che già da sole mi fanno rabbrividire nelle parti che vi evidenzio. Se questa norma passasse lo spettro del petrolio tornerebbe ad aleggiare sul Parco del Curone e sulla Brianza. Restiamo "sintonizzati" e prepariamoci ad una nuova battaglia.
Ecco la relazione:
"L’attuale legislazione in materia di rilascio dei titoli abilitativi per la ricerca e produzione di idrocarburi, frutto di una progressiva stratificazione normativa, ha condotto ad un procedimento articolato e complesso, che conduce in molti casi al blocco dello stesso per mancanza di intese, e comunque alla conclusione in tempi molto più lunghi, circa doppi, di quelli degli altri Paesi OCSE.
Attraverso le modifiche proposte si definiscono i principi cardine di conferimento dei titoli:
1) al ricercatore viene conferito un titolo concessorio unico, che prevede una fase di ricerca al termine della quale, in caso di esito negativo, il titolo cessa, mentre in caso di ritrovamento minerario prosegue l’attività attraverso le fasi di sviluppo, produzione, ripristino finale;
2) la valutazione d’impatto ambientale, obbligatoria per ogni fase di ricerca e sviluppo, viene svolta sui progetti definitivi all’atto della loro definizione e presentazione, e non più sui generici programmi di lavoro presentati all’atto della richiesta del titolo abilitativo come avviene in base alle leggi vigenti;
3) sono definite in modo univoco le procedure di accettazione pubblica da seguire dall’atto del rilascio del titolo e l’entità e la destinazione delle compensazioni previste per le fasi di ricerca e di sviluppo. In tal modo l’operatore ha la necessaria certezza del diritto a ricercare e poi a estrarre il frutto del giacimento in caso di ritrovamento".
Ho subito cercato tramite web l'attuale e ultima bozza del Decreto, e se corrispondesse alla reale, vi è più di una preoccupazione: il cosidetto Governo "tecnico" in questo caso fa una scelta di campo pro-petrolieri ancora più netta del precedente Governo politico, calando letteralmente le braghe e semplificando drasticamente il procedimento autorizzativo di un pozzo per la ricerca di idrocarburi, sia offshore che su terraferma.
Attendiamo il testo reale del Decreto per entrare nel merito della norma proposta ed attivare le varie azioni sui parlamentari per la presentazione di opportuni emendamenti in sede di conversione del Decreto stesso. Per ora vi riporto la relazione esplicativa dei provvedimenti per le ricerche di idrocarburi su terraferma, che già da sole mi fanno rabbrividire nelle parti che vi evidenzio. Se questa norma passasse lo spettro del petrolio tornerebbe ad aleggiare sul Parco del Curone e sulla Brianza. Restiamo "sintonizzati" e prepariamoci ad una nuova battaglia.
Ecco la relazione:
"L’attuale legislazione in materia di rilascio dei titoli abilitativi per la ricerca e produzione di idrocarburi, frutto di una progressiva stratificazione normativa, ha condotto ad un procedimento articolato e complesso, che conduce in molti casi al blocco dello stesso per mancanza di intese, e comunque alla conclusione in tempi molto più lunghi, circa doppi, di quelli degli altri Paesi OCSE.
Attraverso le modifiche proposte si definiscono i principi cardine di conferimento dei titoli:
1) al ricercatore viene conferito un titolo concessorio unico, che prevede una fase di ricerca al termine della quale, in caso di esito negativo, il titolo cessa, mentre in caso di ritrovamento minerario prosegue l’attività attraverso le fasi di sviluppo, produzione, ripristino finale;
2) la valutazione d’impatto ambientale, obbligatoria per ogni fase di ricerca e sviluppo, viene svolta sui progetti definitivi all’atto della loro definizione e presentazione, e non più sui generici programmi di lavoro presentati all’atto della richiesta del titolo abilitativo come avviene in base alle leggi vigenti;
3) sono definite in modo univoco le procedure di accettazione pubblica da seguire dall’atto del rilascio del titolo e l’entità e la destinazione delle compensazioni previste per le fasi di ricerca e di sviluppo. In tal modo l’operatore ha la necessaria certezza del diritto a ricercare e poi a estrarre il frutto del giacimento in caso di ritrovamento".
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